PADRE ADAMUS: La mia vita è cambiata radicalmente a Medjugorje

Giovanni Paolo II e Medjugorje hanno cambiato radicalmente la sua vita sacerdotale. Lo ha raccontato al gruppo di preghiera “Cuore Immacolato di Maria, Regina della Pace” di Linguaglossa, padre Adamus Slawek il Venerdì 19 Ottobre. Rivelazioni sul parere di Giovanni Paolo II su Medjugorje.

Da qui è cambiata tutta la mia vita, perché per un sacerdote le confessioni fatte a Medjugorje non si fanno da nessuna parte.

È vero, le confessioni sono straordinarie là. Io non ho mai visto nella mia parrocchia, ma neanche a Fatima, neanche a Lourdes, neanche a Czestochowa, quando ho confessato in questi posti, una cosa del genere. Si, la gente si confessa… anche questi luoghi sono importanti canali di grazia… io non disprezzo niente. Ma a Medjugorje, essendo l’ultima apparizione della Madonna, si sente la preoccupazione della Madonna, la Sua maternità verso i suoi figli, verso di noi.

Non è facile per me in questo momento testimoniare. Non capita per caso che mi trovo qui con voi. È per Giovanni Paolo II che sono qui: se non fosse stato per lui io non mi troverei qui, assolutamente.

Tutto questo è successo nella mia vita sacerdotale dopo la beatificazione di Giovanni Paolo II.

Certamente dopo la mia ordinazione ero un sacerdote che lavoravo come curato della cattedrale di La Spezia. I primi anni furono di grande entusiasmo. Ero un sacerdote così così. Soltanto che cercavo di essere un sacerdote che corrisponde alla propria vocazione. Tutto quello che è successo dopo la beatificazione di Giovanni Paolo II ha cambiato la mia vita sacerdotale: l’ha cambiato radicalmente. È ciò è capitato a Medjugorje.

Vi racconto molto brevemente questo primo passo.

Dopo la mia ordinazione sono venuti dalla Polonia i miei genitori. Avevo la possibilità di celebrare la mia prima Messa insieme con il beato Giovanni Paolo II, nella sua cappella privata in Vaticano. Potevano partecipare anche i miei genitori. Ero già andato altre volte in quella cappella.

Una volta, sono andato che non ero ancora sacerdote insieme ai vescovi della Polonia che accompagnavo in visita ad limina. Ci hanno fatto entrare un quarto d’ora prima della Messa. Quando noi siamo entrati nella cappella, il papa era già lì in ginocchio, in preghiera, come una statua di marmo piegata, un’ora prima della Messa.

Quando dunque con i miei genitori siamo entrati, il papa era lì immobile, come una statua di marmo, non si muoveva: una cosa impressionante! E mia madre dice: “Ma dov’è il papa?”. “Guarda che sta pregando!”, le dico io. E mia madre: “Ma non è una statua di marmo?”. Era una cosa impressionante, non si muoveva!

Dopo la santa Messa si avvicina Mons. Stanislaw Dziwisz e mi dice: “Il papa invita te e i tuoi genitori a colazione”. Mia madre che stava in cappella era tutta emozionata, e mi dice: “No, no, no: tu ci vai! Perché io non riesco a prendere niente”. “Guarda, dico, non possiamo rifiutare. Caso mai non mangi niente!”.

Padre Adamus pulisce la teca che conserva un frammento del sangue di Giovanni Paolo II, durante l’incontro.

Siamo entrati nella sala in cui cucinavano ancora le suore. Giovanni Paolo II aveva le sue suore provenienti da Cracovia. Ora sono cambiate un po’ le cose. Lui mi dice: “Adesso mangia, perché in Italia mangi briosce. Mangia polacco”. Quando si stava con lui si sentiva un padre: non un papa o un vescovo, ma un padre. Il suo sguardo, quando ti guardava [lo sentivi come un padre]. Quando lui ti domandava qualcosa, avevi paura di rispondere, perché percepivi che lui aveva già la risposta.

Lui vedeva dentro che cosa sei, chi sei. Io sono stato, non so… 200 volte col papa, e tutte le volte avevo la sensazione che lui leggeva dentro.

Durante la colazione, dunque, ad un certo momento, lui mi dice: “Tu hai sentito tutto questo che sta succedendo a Medjugorje? Ci sei stato tu?”. Dico: “No, Santo Padre, non ci sono stato”. “Perché?”. “Santo Padre, non avevo la possibilità…”. Allora lui dice: “Ci vai! Perché io non posso. È vero che come papa potrei andare, ma solo che la Chiesa deve essere prudente… Quando ero vescovo ed era vivo padre Pio, anche se la Chiesa non si era pronunciata, io sono andato perché ero più libero. Adesso sono su un piedistallo… e tutti mi guardano: per questo devo essere più cauto. Io da padre Pio sono andato. Tu la sai la storia, che padre Pio mi disse: «Tu sarai papa». Io andrei anche a Medjugorje, ma… sai come vado? Io quando vado a Est, chiedo sempre che aereo passi sopra Medjugorje. Io vedo la Madonna là, da sopra; e benedico Medjugorje”. Poi mi ribadisce: “Tu ci vai”. E aggiunge: “Noi, come popolo polacco siamo molto legati a Maria; e nel tuo sacerdozio, non deve mancare mai, mai, durante la giornata, il pensiero a Lei: perché Lei ti dà la felicità di essere sacerdote. Tutti i giorni devi invocare Maria, perché cammini con te. Stai con Maria tutti i giorni e sarai un sacerdote felice”. Quindi insiste: “Tu realizzi questo viaggio a Medjugorje. Vai!”.

Dopo questo incontro, nei primi anni del mio sacerdozio ero tutto indaffarato in impegni vari. A quell’epoca pensavo anche di mettere su un Oratorio, e da qui altri impegni con i giovani. Non pensavo più a quello che mi aveva detto il Papa. Sentivo che c’erano gruppi che partivano per Medjugorje, ma non mi ritornava per niente quello che mi aveva detto il Santo Padre.

Dopo la morte del papa, quando è venuto il momento della beatificazione sono andato col mio parroco della Polonia. Il cardinale [?] ci dice che ci farà avere dei biglietti. La vigilia, mi dice: “E tu vieni con me”. E mi ha portato nella cripta al momento in cui bisognava prendere la bara dalla tomba per portarla nella Basilica. Così partecipai alla beatificazione.

Finita la cerimonia, stavo tornando col mio parroco nella mia parrocchia, quando una suora mi chiama e mi dice: “C’è un’agenzia di viaggi che ti cerca. Urgentemente! Sono tre volte che ti chiama”. L’agenzia aveva bisogno di un sacerdote per due viaggi a Medjugorje! Perché il sacerdote che doveva guidare quei pellegrinaggi, non poteva venire. A quel punto non riuscivo ancora a collegare questo evento con quello che mi aveva detto Giovanni Paolo II. Risposi di si all’agenzia, perché avevo del tempo libero.

Partiamo per il viaggio. I primi giorni, sul pullman mi facevano vedere la madonna sul telefonino. “Ecco – dicevo loro – non mi parlate!”. Perché, non è che io non credevo, ma per me era più importante la fede, non i segni. Mi sono confessato poi di queste cose, perché ho maltrattato questa gente. Dicevo loro: “Smettete! Io non ho visto nessuna Madonna”.

A Medjugorje vedo i confessionali pieni di gente. Io mi dico: “Madonna! Là non ci vado, perché mi vengono quelli che vedono tutte le madonne”. Era di sabato, non avevo nessuna voglia di confessare. Mi si avvicina un frate francescano che mi dice che c’è un gruppo italiano che cerca un confessore: “Padre, vada qui nel confessionale”. Così, per forza, sono andato a confessare. Mentre andavo, pregavo: “Signore, aiutami a finire questo gruppo”. Da qui è cambiata tutta la mia vita, perché per un sacerdote le confessioni fatte a Medjugorje non si fanno da nessuna parte. Ho confessato tre ore, mi sembra, quel gruppo.

Il giorno dopo, domenica, eravamo alla Messa degli italiani, alle ore 10,00. Una cinquantina di sacerdoti concelebravamo, e un sacerdote da Verona che presiedeva. Un prete per ogni pullman, potete immaginare quante persone c’erano sul piazzale dove c’è l’altare esterno alla chiesa. Era una domenica senza una nuvola, il cielo era blu, come si vede spesso a Medjugorje. Accanto a me sull’altare c’erano due padri cappuccini, uno era anziano di una settantina d’anni, l’altro giovane. Alla Comunione abbiamo preso ognuno una pisside e distribuito la Comunione. Io ho finito la mia parte, riporto sull’altare la mia pisside e vado a prendere il mio posto. In questo momento comincia un grido, un applauso forte. Io dico: “Mamma mia, è entrata una veggente”. Poi ho visto che tutta la gente guardava il cielo, e allora mi sono reso conto che una veggente non poteva venire dal cielo. Dal posto in cui mi trovavo io non si vedeva il cielo, a motivo della tenda che sta sopra l’altare. Nella mia ignoranza immaginavo che stesse passando un aereo con uno striscione con la scritta “Viva Maria!”. Ma il grido e l’applauso erano ancora più forti. C’erano ancora sacerdoti che ritornavano col Santissimo, e questo frate anziano sviene. Ma cosa sta succedendo? Il frate giovane, mi dice non preoccuparmi che ci avrebbe pensato lui. Nel frattempo quel grido aumenta, aumenta sempre più. A questo punto esco dalla parte dell’ambone, dove si legge la parola di Dio, e vedo nel cielo una Donna. La luce a me dà fastidio; ma in quel momento c’era una luce potente che non mi dava fastidio. Il viso della Donna era di una bellezza che non si può descrivere. Era con le braccia aperte, come se volesse abbracciare il piazzale, con un velo lungo, lungo, lungo… Io non so quanto è durata questa mia apparizione: ad un certo momento ho cominciato a tremare, quasi avevo paura e mi dicevo: “Non è possibile!”. Pensavo che le persone mi avevano suggestionato. Non so nemmeno quanto è durata: 2 o 5 minuti … so che a questo punto è finita la Messa.

Dopo la preghiera finale della Messa, il sacerdote che presiedeva, per calmare la gente, perché era un caos generale, disse: “Anche gli angeli oggi pregano con noi”. E qui un applauso più forte. Usciamo dalla sacrestia, e io ancora tremo. Sento caldo… freddo…

Vado al punto di incontro col gruppo, senza dire niente. E la prima cosa che mi dicono è: “Come hai visto tu?”. Abbiamo visto veramente! Io ho descritto quello che avevo visto e mi sono reso conto che non tutti avevano visto la stessa cosa.

Da questo giorno cambia totalmente la mia vita.

Tornato a La Spezia, subito esce il giornale “Il Secolo [XIX]” titolando che la Madonna è apparsa durante la Messa a Medjugorje. Andando in Curia incontro il vicario generale che dice: “È arrivato il visionato don Adamus. Ha visto la Madonna. Baciategli la mano!”. Al che gli rispondo: “Guardi, eccellenza, abbia pazienza: lei può dire tutto ciò che vuole su di me, ma non mi tocchi la Madonna”. E non dico questo con agitazione, ma con calma. D’altra parte, mi rendevo conto che non serve raccontare la visione, visto il modo in cui io stesso reagivo quando gli altri mi raccontavano di aver visto i segni.

La mia vita però è cambiata radicalmente. Il mio sacerdozio è cambiato totalmente. Non mi arrabbio più. Anche nella mia parrocchia dicono: “O è scemo, o … perché non si arrabbia più!”. Ora tutto mi va bene, mentre prima niente andava bene. Quando venivano per le pulizie io avevo sempre da ridire, adesso mi sta bene tutto.

Quando sono andato con un altro gruppo, la seconda mia volta a Medjugorje, appena avevo dieci minuti liberi mi buttavo a confessare: e là mi sentivo sacerdote. Una coppia di giovani che conviveva ha deciso di sposarsi. E io stesso sono stato al loro matrimonio a Reggio Emilia. Lui piangeva durante la confessione, e io gli dico che doveva ringraziare il Signore e la Madonna perché decidendo di sposarsi aveva fatto la scelta giusta, perché la convivenza non è una scelta giusta. Questo è stato il primo miracolo. Io ho sposato sei coppie di giovani che convivevano da 5 o 6 anni, dopo questi pellegrinaggi.

È vero, le confessioni sono straordinarie là. Io non ho mai visto nella mia parrocchia, ma neanche a Fatima, neanche a Lourdes, neanche a Czestochowa, quando ho confessato in questi posti, una cosa del genere. Si, la gente si confessa… anche questi luoghi sono importanti canali di grazia… io non disprezzo niente. Ma a Medjugorje, essendo l’ultima apparizione della Madonna, si sente la preoccupazione della Madonna, la Sua maternità verso i suoi figli, verso di noi.

In questo secondo pellegrinaggio, l’ultimo giorno, nel pomeriggio, io ho detto al gruppo che è bene restare liberi: ognuno poteva scegliere dove andare. Io vado al Cristo risorto e vedo il mio gruppo. Mi chiedono di recitare il rosario. Ma rispondo che in questo posto è meglio che fare silenzio. Vorrei premettere che certe cose forse è meglio non dirle, perché è difficile accettarle. Ad un certo punto vedo il Cristo che muove le braccia e poi odo una voce che dice: “Questa gente che porti non è gente convertita, non è cambiata”. Il tutto è durato un secondo. Torno all’albergo arrabbiato, non parlo con nessuno. La mattina a colazione io non ho mangiato. Avevo una rabbia verso questa gente. Ci mettiamo in viaggio. Alla prima sosta, un giovane mi chiede: “Don, che è successo? Sta male?”. “Niente, niente!”, rispondo. “Vuole un caffè?”. “No, niente, niente!”. Alla seconda sosta tutto il gruppo parla, chiede cosa non va: “L’abbiamo offeso?”. Tornando sul pullman, prendo il microfono e dico: “Guardate, non mi prendete per scemo. Voglio solo dirvi che il vostro viaggio è stato un viaggio turistico. Non vi offendete, perché io non nutro alcun pregiudizio. Non giudico nessuno di voi, perché anche io ho ricevuto una grazia grande, e ora sto rispondendo a ciò che ho ricevuto. Solo che so per certo che nessuno di voi continuerà, perché solo questi 4 o 5 giorni che siete stati qui sono stati di entusiasmo, e dopo passa tutto. E loro mi rispondono: “Ma dai, don! Perché parla così? Noi facciamo un gruppo di preghiera, perché vogliamo continuare”. “Vediamo”, rispondo. È vero, questo è un altro miracolo. Questo gruppo si riunisce la seconda domenica del mese e rimangono mezza giornata, dalle 15:00 alle 20:00. Si fa preghiera, adorazione, confessione, testimonianze; dopo si fa un po’ di festa, di fraternità. E questo gruppo rende.

Io ho capito da qui che la Madonna chiede questi eserciti. Perché un gruppo di preghiera, per Lei è come un esercito. Lei è contentissima, perché ha voi [si rivolge al gruppo di preghiera al quale sta parlando]. E voi la aiutate per quelli che non hanno fede, che sono alla ricerca, che sono persi. Anche oggi, vi dico sinceramente, sono contento, perché non servono parole, serve la preghiera. È la preghiera che cambia l’uomo, che cambia i giovani. È la preghiera che cambia il mondo.

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