Messaggio di Papa Francesco ai partecipanti al Festival dei Giovani di Medjugorje

Il Festival dei Giovani è una settimana di preghiera dedicata all’incontro con Gesù Cristo, soprattutto nella sua Parola viva, nella celebrazione dell’Eucaristia, dell’Adorazione eucaristica e del Sacramento della Riconciliazione. Questo evento – secondo l’esperienza di molti – ha il potere di indirizzarci al Signore.

È proprio questo il primo passo del “giovane ricco” di cui ci parlano i Vangeli sinottici (cfr Mt 19,16-22; Mc 10,17-22; Lc 18,18-23), che si avviò ad incontrare il Signore, pieno di estasi e desideroso di trovare il Maestro per ereditare la vita eterna, cioè la vera gioia. Il motto del Festival di quest’anno è proprio la domanda che questo giovane ha rivolto a Gesù: “che cosa è bene che io faccia?”. Queste sono le parole che ci mettono davanti al Signore che ci guarda e, amandoci, ci chiama: “Vieni e seguimi!”.

Il Vangelo non ci menziona il nome di quel giovane che può rappresentare ognuno di noi. Egli, oltre a possedere molti beni, sembra educato, e motivato a cercare la vera felicità, cioè della vita in pienezza. Per questo intraprende un cammino per incontrare un Maestro autorevole, credibile e degno di fiducia.

Trova tale autorità nella persona di Gesù Cristo e quindi gli chiede: “Buon Maestro, cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” (Mc 10,17). Ma il giovane presuppone così il bene da guadagnare con le proprie forze. Il Signore risponde a questa domanda chiedendo: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo!”. In questo modo Gesù lo orienta verso Dio, che è l’unico e sommo Bene da cui ci viene ogni altro bene.

Per aiutarlo ad accedere alla sorgente del bene e della vera felicità, Gesù gli indica il primo passo da compiere, cioè imparare a fare del bene al prossimo: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti» (Mt 19,17). ). Gesù lo riporta alla vita terrena e gli indica la via della vita eterna, e quella è la via dell’amore concreto al prossimo. Ma il giovane risponde che lo ha sempre fatto e si è reso conto che obbedire ai comandamenti non basta per essere felici. Allora Gesù lo guardò con amore. Il Signore riconosce l’anelito alla pienezza che il giovane porta nel cuore e la sua sana sollecitudine che lo spinge a cercare; perciò prova per lui dolcezza e affetto.

Inoltre, Gesù conosce il punto debole del suo interlocutore troppo attaccato ai tanti beni materiali che possiede. Perciò il Signore suggerisce un secondo passo, e cioè il passaggio dalla logica del “merito” alla logica del dono: “Se sarai perfetto, va, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e così avrai un tesoro nei cieli» (Mt 19,21). Gesù cambia punto di vista: lo invita a pensare a come assicurarsi l’eternità, a donarsi completamente in questa vita terrena, imitando così il Signore. È un richiamo a una crescita ulteriore, un passaggio dalla logica del fare regolazioni per ottenere una ricompensa, all’amore incondizionato e completo. Gesù gli chiede di lasciare ciò che appesantisce il cuore e ostacola l’amore.

Quello che Gesù propone non è tanto un uomo privo di tutto, quanto un uomo libero e ricco di relazioni. Se il cuore è sopraffatto dal bene, il Signore e il prossimo diventano solo uno di una moltitudine di bene. Il nostro avere troppo e volere troppo soffoca il cuore e ci rende infelici e incapaci di amare.

Infine, Gesù suggerisce un terzo passo, che è da seguire: “Vieni e seguimi!” “Seguire Cristo non è un’imitazione esteriore, perché tocca l’uomo nella sua profonda interiorità. Essere discepolo di Gesù significa essere in sintonia con Lui” (Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis splendor, 21). In cambio, avremo una vita ricca e felice, piena dei volti di tanti fratelli e sorelle, padri, madri e figli (cfr Mt 19,29). Seguire Cristo non è una perdita, ma un guadagno inestimabile. Mentre la rinuncia a cui siamo chiamati riguarda un ostacolo che ostacola il cammino.

Tuttavia, il cuore di un giovane ricco è diviso tra due padroni: Dio e la ricchezza. Temendo il rischio e la perdita dei beni, tornò a casa rattristato: «Si rattristò alla parola e se ne andò afflitto» (Mc 10,22). Il giovane non ha esitato a porre una domanda importante, ma non ha trovato il coraggio di accettare la risposta, che è un invito a “lasciarsi andare” a se stesso e alle sue ricchezze per “connettersi” con Cristo, e camminare con lui e scoprire la vera gioia.

Amici, Gesù dice anche a ciascuno di voi: “Vieni e seguimi!” Abbi il coraggio di vivere la tua giovinezza confidando nel Signore e camminando con Lui. Lasciati conquistare dal suo sguardo pieno di amore e che ci libera dalla seduzione degli idoli e dalla falsa ricchezza che promette la vita ma porta la morte. Non abbiate paura di accogliere la Parola di Cristo e di accogliere la sua chiamata. Non scoraggiarti come il giovane ricco del Vangelo; volgi invece il tuo sguardo a Maria, nostro grande esempio di sequela di Cristo, e affidati a Lei, che con le parole “ecco la serva del Signore” ha risposto incondizionatamente alla chiamata di Dio.

La sua vita è un dono totale di sé, dal momento dell’Annunciazione fino al Calvario, dove diventa nostra Madre. Rivolgiamo il nostro sguardo a Maria per trovare forza e ricevere la grazia che ci permette di pronunciare il nostro “eccomi”. Rivolgiamo lo sguardo a Maria per imparare a mettere al mondo Cristo, come fece lei quando, piena di sollecitudine e di gioia, corse in aiuto di santa Elisabetta.

Rivolgiamo il nostro sguardo a Maria per trasformare la nostra vita in un dono per gli altri. La sua cura per gli sposi di Cana ci insegna ad essere rispettosi degli altri. Ci mostra con la sua vita che la nostra gioia è nella volontà di Dio, e accettarla e viverla non è facile, ma ci rivela la vera gioia. Sì, «la gioia del Vangelo riempie il cuore e tutta la vita di chi incontra Gesù. Coloro che accettano la sua offerta di salvezza sono liberati dal peccato, dal dolore, dal vuoto spirituale e dalla solitudine. Con Gesù Cristo rinasce sempre la gioia” (Esort. ap.  Evangelii gaudium, 1).

Cari giovani, nel vostro cammino con il Signore Gesù, che si ispira anche a questa Festa, vi affido tutti all’intercessione della Beata Vergine Maria, nostra Madre celeste, invocando la luce e la potenza dello Spirito Santo. Lo sguardo di un Dio che ti ama ti accompagni ogni giorno, perché nell’incontro con gli altri tu possa testimoniare la vita nuova che hai ricevuto in dono. Per questo vi chiedo di benedirmi, chiedendovi di pregare anche per me.

Roma, presso S. Giovanni in Laterano,
Nella festa di San Pietro e Paolo, 29 giugno 2021.

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